2.INIZIA A DIPINGERE
Erano gli anni '70. I migliori amici di Canuti dipingevano, nomi come Carlo Bazzani e Remo Tamagnini. Li accompagnava in collina perché non avevano la patente.
Bazzani insisteva perché provasse a fare un quadro e un giorno si decise a prendere un pennello in mano. Incominciò così. Aveva quarant’anni.
Chissà da quanto covava questo desiderio.
Forse fino ad allora lo aveva frenato il timore della competizione con artisti di quel calibro, o forse il timore di scoprirsi, alla prova dei fatti, un mediocre: nel qual caso, con quel suo spirito critico, non avrebbe potuto mentire a se stesso.
Invece Bazzani rimase stupefatto: in quella prima opera, sebbene ci fosse incertezza nelle forme, era già evidente una grande sensibilità per il colore.
Il giorno dopo Ermanno possedeva già la sua prima cassetta di colori e da allora non ha più smesso di dipingere.
(...) La mente è prigioniera delle parole, se un ritmo le appartiene è quello disordinato dei pensieri; il cuore invece respira, tra tutti gli organi è l’unico a pulsare. Ed è questa pulsazione che gli consente di entrare in sintonia con pulsazioni più grandi. (...)
(Susanna Tamaro, Va’ dove ti porta il cuore, ed. Rizzoli)
Quando verrai
in questo lucido mattino,
porta con te
sementi nuove,
dipingeremo aiuole
per accendere
l’estate che verrà.
E se sarà avara
di sole e di calore,
copriremo la terra
con le mani
per scaldare le radici
e intiepidiremo
i petali raffreddati
con il nostro alito caldo.
(Fabrizia Sarti)
Ermanno Canuti e Carlo Bazzani dipingono all’aperto.