13.CANUTI UOMO LIBERO
Caro Ermanno,
ti ho conosciuto quando eri già un uomo maturo, ma ancora il tuo carattere intemperante e ribelle ti governava. Sei sempre stato un uomo impulsivo e istintivo. Non mandavi a dire niente a nessuno. Ti confrontavi con sicurezza con tutti, perché conoscevi tante cose. Questa tuo carattere volitivo ti ha procurato ammirazione e stima da parte di amici, ma anche antipatie e inimicizie. Non credo che questo ti importasse, le persone che non ti interessavano non ti toccavano. Eri scattante e nervoso, ti ho visto alzare la voce e attaccar briga con le persone, come quella volta in coda al ristorante nella confusione di una fiera: qualcuno voleva passarti davanti e non lo hai tollerato. Ti ho visto guidare la macchina impaziente e focoso come un ragazzo, ti ho visto disubbidire alle regole solo perché certe formalità ti stavano strette. Una volta, raccontavi, quando andavi ancora all’asilo, hai preso a schiaffi un bambino perché mangiava come un maiale e ti dava il voltastomaco. Quel tuo temperamento ha preso forma molto presto… Ricordo una volta che eravamo in macchina insieme e ci siamo fermati davanti ad una villa bellissima per chiedere un’informazione. Ci hanno invitato ad entrare e tu hai parcheggiato sul loro magnifico pratino all’inglese… la signora è uscita con le mani nei capelli chiedendoti di spostarti subito, per carità, che se suo figlio se ne accorgeva erano guai. Ma non lo avevi fatto apposta, eri sempre focalizzato oltre le insulsaggini della vita quotidiana, stavamo chiedendo informazioni per andare a vedere una mostra d’arte… al pratino non avevi nemmeno badato. E se dimenticavi gli occhiali in qualche posto?… nessuna ansia: te ne compravi un altro paio. E se perdevi le chiavi della bici? Ne avevi cinque copie, bastava aprire il cassetto e tirarle fuori. Queste logiche non convenzionali ti permettevano di concentrarti solo su quello che ti interessava. Le persone che si lasciano angustiare da certe piccolezze della vita, ad esempio se ti chiedevano di comprare due zucchine e portavi a casa un cavolfiore, tu non le capivi. Tu pensavi sempre avanti, alle vere cose interessanti, il carburante della tuia vita. Insomma, l’originalità non ti mancava, in tutti i sensi. Se non si accettava che la tua estrosità si esprimesse anche con questi comportamenti poco formali, se non si entrava in questa ottica, diventava ostico starti vicino.
Soprattutto da bambina, ammiravo molto le persone anziane, i nonni. La saggezza è l’unica contropartita che compensa la perdita della giovinezza, pensavo, e penso. Se non ci saranno più gli amori, l’energia, le passioni, almeno ci saranno l’equilibrio, il giudizio. Non tutti ci arrivano. Ci sono vecchi sgraziati, arrabbiati e sentenziosi che mi sono molesti. La vita li ha consumati senza arricchirli. Una cosa triste. Tu invece ti sei addolcito. I dolori della vita e la malattia ti avevano piegato, ti avevano fatto cadere la corazza, ma non la dignità che ti era propria. Avevi imparato a scoprire i tuoi sentimenti, a mostrarti con discrezione e forza insieme alle persone care. Pur con l’istinto innato di proteggerle e con la lucida consapevolezza di essere perdutamente solo nel tuo viaggio. Tu sì che, da irrequieto che eri, hai camminato fino all’ultimo verso la saggezza.
A Nairobi, chiamato lá dalla ambasciata
dipingeva in tutto il mondo, e tutti lo stavano a guardare.
Affretto il passo
la pianura è troppo grande
per restare qui
adesso
che la neve congela i passi
impasta le suole
e la sera stende
il suo panno violetto.
Cerco le luci di casa
con la fretta di un uccello
che ha il nido da riparare,
non posso restare qui
a guardare tutto
restare fermo
eppure passare.
(Fabrizia Sarti)