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14.LA CURIOSITA’ INTELLETTUALE

 

Caro Ermanno,

ci sono persone che non possiedono alcuna curiosità intellettuale. Che possiedono sì l’ingegno pratico per poter vivere, ma migliorarsi non li attira, né sviluppare degli interessi: vivono nel loro piccolo mondo semplice e ripetitivo. Senza l’esigenza di  verificare la propria intelligenza confrontandosi con una realtà più ampia e complessa.  A volte la spiegazione è  nella famiglia di provenienza. Se l’educazione deriva da persone semplici e intellettualmente modeste, mancano gli stimoli, è impossibile assorbire interessi e metodi di conoscenza. Ma con la maturità e gli stimoli della vita a volte la curiosità sboccia ugualmente. Si può uscire dal mondo angusto della quotidianità, si può imparare da soli che comprarsi libri  e divorarli con avidità, come una ruspa che scava la terra, può essere più appagante che comprarsi un rossetto, una crema di bellezza o una nuova motocicletta. Che coltivare l’interiorità ha un valore, l’unico valore. Che si può volare senza spostarsi da una scrivania o da una cucina (o da una barberia). Tu lo sapevi che non sono una persona studiosa, che in particolare non amo la storia. Che per mia natura, se ammiro un’opera d’arte, sono molto più presa dalle emozioni che mi suscita che dalla curiosità sull’autore o dell’epoca in cui è vissuto, che colgo le suggestioni senza contestualizzarle, senza collocarle nello spazio e nel tempo. Che se leggo un libro stupendo che mi rapisce, facilmente quando l’ho chiuso difficilmente ricordo il titolo e  l’autore. Mi resta dentro solo quello che deve rimanere. Non me ne faccio un problema,  non lo vivo come un limite, bisogna anche piacersi per come si è fatti. Ma forse è superfluo che ti racconti queste cose di me.  Non ti mancava di certo l’intuito per inquadrare subito le persone, già dall’aspetto, dalla postura, dai primi discorsi. Ci siamo frequentati per oltre vent’anni e sapevi leggermi molto bene. Quando mi portavi alle mostre e mi parlavi di arte, perché sapevi che mi interessava, ti trovavi di fronte a questo scoglio: il mio disinteresse a memorizzare dati, a quella mia riluttanza.  Come se conoscere nomi e date potesse intaccare o sminuire la mia capacità di emozionarmi in modo autentico, limpido, pulito, infantile (o primitivo) se vuoi, togliendomi la meraviglia, la magia di fantasticare. A livello di emozioni, di entusiasmi, invece ci assomigliavamo tanto. Ci lasciavamo ammaliare, trasportare, di fronte alla bellezza, all’originalità, alla genialità. A me questo bastava, invece tu hai passato la vita a studiare, ad approfondire i tuoi interessi. Anche la storia, le religioni, la politica, il cinema, la musica e mille altri argomenti. Facevi la parte del professore ed io dell’alunna che “è intelligente, ma non si applica”. Ma la tua ecletticità, la tua curiosità erano davvero troppo per riuscire a starti dietro.

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Il tempo è immobile,

mentre il cielo passa

e non si assomiglia mai

e anch’io mi lascio passare,

indossando i miei sogni leggeri

e mentre cammino

ascolto i petali cadere.

 

(Fabrizia Sarti)

A Nairobi, con il suo ospite

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