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(..) Attraversiamo qualche borgo. Case dove a volte non vive più nessuno. Che sanno di vecchio, di muri rabberciati e paglia stantia. Altre invece sistemate, quelle che tutti vorrebbero possedere, che magari rivivono solo nei fine settimana. Case con un’anima vecchia e stanca che vivono nel silenzio, crogiolandosi nella lentezza del tempo che passa. E quando la domenica arrivano le macchine e si spalanca tutto, si sbattono le porte e le voci dei bambini si accendono, si schermiscono per tanto movimento e se avessero gli occhi li socchiuderebbero per il fastidio, proprio come fanno i vecchi, che si stancano presto della confusione. (…) Si torna verso casa, attraverso paesaggi sfumati e colline delicate: nei colori, nelle forme, nelle macchie vaporose e sbiadite delle chiome scolorite, tra i campi coltivati come lenzuola stese sulla terra. In questa morbida calma scorre la riga bianca del sentiero. (…)

 

(Fabrizia Sarti, da “Il Cusna” rivista del C.A.I. di Reggio Emilia, 2002)

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Neve

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(...) D’una sola cosa ho desiderio: di voi, soffi invernali!

Dunque portami, gelido vento, e non farmi domande,

fra vecchi sentieri, fra obliati cespugli 

che riconoscerò e ritroverò tutti, di notte. (...)

 

(Jan Lechoń, Poesia straniera del 900, ed. Garzanti)

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